Onorevoli Colleghi! - Le ragioni che hanno motivato l'elaborazione della presente proposta di legge stanno principalmente nell'attenzione posta nei confronti dei malati oncologici, che ha inteso recepire i cambiamenti in atto intorno a questo delicato problema. Ultimamente, infatti, si sta prendendo in considerazione l'assistenza domiciliare come modalità di assistenza particolarmente opportuna per questa tipologia di malati sia da un punto di vista sanitario sia da un punto di vista connesso al mutamento di atteggiamento culturale nei confronti della morte. I pazienti oncologici, per la cronicità della loro malattia, associata di frequente a terapie fortemente invalidanti, sono portatori di diversi tipi di disabilità o di handicap sia a livello fisico che sociale e professionale, e quest'altro aspetto va, ulteriormente, ad aggravare una situazione già di per sé non facile.
      Il Governo, in merito a tale tematica, ha già approvato uno stanziamento finalizzato alla creazione di strutture hospice, e il Piano sanitario nazionale prevede linee guida e azioni per migliorare l'assistenza alle persone in fase terminale e alle loro famiglie.
      Qui si tratta di ampliare il campo di intervento in tale settore, prevedendo un sistema di assistenza integrato tra servizi sanitari veri e propri, inclusi cooperative, consorzi e organizzazioni di volontariato, e nucleo familiare. È necessario diversificare

 

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le modalità di cura per gli interventi assistenziali da garantire anche in ambito extraospedaliero.
      In base ai dati della letteratura e dell'esperienza si può calcolare che il 70 per cento circa dei pazienti che muoiono per neoplasia ha una fase terminale, con esclusione delle patologie neoplastiche ad andamento acuto e delle complicanze/emergenze mortali.
      Per il 70-80 per cento dei malati terminali suscettibili di cure palliative potrebbe essere sufficiente l'assistenza domiciliare nelle varie tipologie esistenti.
      Poter garantire al paziente l'assistenza sanitaria all'interno della propria abitazione significherebbe ridurre il disagio provocato da altri fattori, offrirgli la possibilità di essere circondato dall'affetto di familiari e amici ininterrottamente e al tempo stesso ridurre il numero e la durata dei ricoveri.
      Per il raggiungimento di questi obiettivi è determinante il ruolo delle regioni e delle aziende sanitarie locali che devono predisporre tutti gli strumenti, non solo finanziari, per l'assistenza ai malati terminali, coinvolgendo tutti i soggetti del terzo settore quali le cooperative, i consorzi e le organizzazioni di volontariato.
      Naturalmente, un discorso così delicato prevede una particolare disciplina per la formazione del personale impiegato nell'assistenza ai malati oncologici. Al tempo stesso è anche essenziale che ogni malato abbia un programma individuale di assistenza, perché ciascun caso è un caso singolo e particolare e proprio l'approccio individuale e umanizzante differenzia l'assistenza domiciliare dal ricovero.
 

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